Venerdì, 18 aprile 2008 - ore 10:11

L'altra democrazia

Da Grillipedia.

L'altra democrazia

"Impegniamoci in ogni luogo della società, per scuotere l’apatia, promuovere ideali, programmi e perché no, utopie collettive. Tutto ciò è la linfa, la condizione necessaria della vita democratica." "Imparare democrazia" di Gustavo Zagrebelsky




"Se la storia dell'idea di democrazia è singolare, la storia delle democrazie è imbarazzante. Sono due i fatti storici sorprendenti. In primo luogo, oggi, quasi tutti si dichiarano democratici indipendentemente dalle loro opinioni politiche. Regimi politici di ogni genere si descrivono come democrazie. E tuttavia ciò che ognuno in questi regimi dice e fa è radicalmente diverso. Ma non è sempre stato così. La maggioranza dei pensatori politici dall'antica Grecia fino ai nostri giorni ha invece molto criticato la teoria e la pratica della democrazia. Un'adesione generalizzata nei confronti della democrazia è in realtà un fenomeno molto recente. [...] In secondo luogo, anche se molti stati contemporanei possono essere definiti democratici, la storia delle loro istituzioni politiche rivela la fragilità e la vulnerabilità dei meccanismi democratici.

Il termine "democrazia" compare nella lingua inglese nel sedicesimo secolo, dalla trasformazione dal francese démocratie.

La parola deriva dal greco demoktatia la cui etimologia si compone di demos (popolo) e ktatos (governo), quindi un governo del popolo. La democrazia implica l'uguaglianza politica fra cittadini a differenza delle monarchie e delle aristocrazie. La storia della democrazia è piena di lotte e di contrasti, per la conquista dei diritti di uguaglianza ma anche per la determinazione di quale forma di governo popolare fosse più funzionale a rispettare la sovranità popolare (concetto contenuto nell'art. 1 della costituzione repubblicana italiana).

La storia dell'Europa occidentale del ventesimo secolo dimostra come la democrazia sia una forma di governo difficile da costruire e mantenere: il fascismo e il nazismo riuscirono a distruggerla. La democrazia si è evoluta attraverso intense lotte sociali e spesso in lotte è stata sacrificata.

"In questo capitolo, e nel prossimo io sosterrò la democrazia dovrebbe essere pensata come una concezione privilegiata del bene politico, poiché essa offre, almeno in teoria, un modello di politica e di vita nel quale è possibile riscontrare accettabili modalità di negoziazione tra i valori e tra le divergenze. In altre parole, la democrazia è l'unico grande (o meta-) romanzo che può legittimamente inquadrare e delimitare tutti i "romanzi" dell'età contemporanea. Ma cosa esattamente dovrebbe essere allora? (...)

L' idea è importante perché non rappresenta un solo valore, tra molti, come la libertà, l'uguaglianza o la giustizia, ma il valore che può legare e mediare tra principi prescrittivi in competizione. Si tratta di una sorta di percorso guidato che aiuta a generare le basi delle relazioni tra principi normativi diversi. La democrazia non presuppone infatti un accordo tra i diversi valori. Piuttosto, suggerisce un modo per mettere in relazione i valori l'uno con l'altro, e lasciare la risoluzione dei conflitti che nascono ai partecipanti di un processo pubblico, soggetto soltanto all'osservazione di alcune prescrizioni che hanno il compito di proteggere la forma e la regolarità del processo stesso."

(spunti tratti dall'introduzione i "Modelli di democrazia" di David Held - il Mulino editore)




«Il problema che stà vivendo l’Italia in questo momento ma anche in altri paesi è la crisi della democrazia. Ci troviamo in un momento nel quale non si vede chiaro il cammino che dobbiamo percorrere. L’Italia è diventata un paese democratico soltanto da settant’anni, ma non è ancora diventata una democrazia matura (solida) e le incertezze di questo momento politico dimostrano che siamo un popolo un po’ speciale (...) Abbiamo tutti il dovere di sostenere la democrazia che è in difficoltà, non dobbiamo perdere la fiducia nel metodo democratico. La democrazia è il modo migliore di governare che mai sia esistito nella storia. E soprattutto lo stato sociale di cui tanto si incentra , è la forma più alta di democrazia.» (Padre Bartolomeo Sorge: La Laicità scontro, tolleranza, incontro Sala Calendoli 28 Aprile 2006 leggi tutto)




La democrazia, nella versione rappresentativa che conosciamo, è una classe politica, scelta attraverso elezioni, che immette nelle istituzioni istanze della società per trasformarle in leggi. È dunque, nell’essenziale, un sistema di trasmissione e trasformazione di domande che si attua attraverso una sostituzione dei molti con i pochi: una classe politica al posto della società. Qui, piaccia o no, c’è la radice inestirpabile del carattere oligarchico della democrazia rappresentativa, carattere che per lo più viene occultato in rituali democratici ma che talora non ci si trattiene dall’esibire sfrontatamente. (...)

È la società partecipante, che vince la passività e l’indifferenza per i problemi comuni, considerate il segno maggiore di malessere delle nostre democrazie, un segno non contraddetto, anzi semmai confermato dall’alta partecipazione a elezioni vissute come consegna delle difficoltà comuni a qualche grande rassicuratore. L’espressione che più frequentemente ritorna nel libro è «soggetti attivi e dissenzienti»: dissenzienti rispetto all’uniformità antropologica e alla improduttività spirituale indotte dalla società mondiale dei consumi; attivi nell’elaborare valori, punti di vista e bisogni differenziati rispetto a quelli dominanti. Il soggetto della società civile è l’individuo, in quanto però inserito in un «sistema aperto di connessioni». (da: LA DEMOCRAZIA CHE NON C’E’, E L’ISOLA DI PASQUA!!!. Un lavoro di Paul GINSBORG, commentato da Gustavo ZAGREBELSKY. martedì 12 dicembre 2006 leggi tutto)



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